Le malattie professionali non sono un ricordo lontano che attiene ai lavoratori delle miniere o agli artigiani che, con ben poca conoscenza delle conseguenze, trattavano sostanze chimiche cancerogene con ben poche accortezze.
Le malattie causate dal lavoro, invece, sono ancora una realtà ben presente nel nostro paese, al punto che il legislatore ha individuato delle liste precise, suddividendole in varie categorie (ad esempio, industria, agricoltura, ecc). Alcune malattie sono più diffuse, come ad esempio i danni all’udito per chi abbia lavorato in ambienti molto rumorosi, altre patologie invece sono più rare.
E’ il caso del “tumore dei seni nasali e paranasali” (Tuns) che ha un incidenza di un caso ogni 100.000 residenti e colpisce maggiormente i lavoratori del legno e delle pelli, che per il lavoro che svolgono si trovano a respirare spesso delle polveri cancerogene.
Ciò significa, più o meno, che ogni anno emergono 300 – 400 casi nuovi. Il nesso di causalità tra la tipologia di lavoro e questa malattia è stato dimostrato ed è molto stretto, tanto che il Testo Unico 81/2008 ha previsto l’istituzione presso l’Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) del Registro nazionale dei tumori naso-sinusali.
Un’iniziativa utilissima, ma non facile da realizzare, così come si rileva anche per registri analoghi relativi alle malattie rare di cui la legge prevede l’esistenza, soprattutto per la necessità di individuare criteri omogenei diagnostici e anamnestici.
E infatti non tutte le Regioni hanno già realizzato questi registri. Avanti, in tal senso, sono Piemonte, Lombardia e Toscana che li hanno già attivati, mentre Lazio, Campania, Marche sono alla fase di consolidamento e sperimentazione, mentre tutte le altre regioni non sembrano ancora nemmeno vicine a una soluzione.
Eppure, come fa notare l’Ispesl, l’attivazione di questi registri e la loro messa in rete nazionale sarebbe fondamentale per poter attivare una sorveglianza epidemiologica più precisa, mettere il relazione la vita professionale dei lavoratori e l’insorgere della malattia e, soprattutto, sviluppare adeguate strategie di prevenzione.